martedì 5 aprile 2016

Sette domande sul modus operandi di Modus Legendi

  
Incipit. I post a scomparsa. 

Giorni fa pubblicai un post. Aveva come contenuto tre cose: perplessità lecite, opinioni, satira. Dalle domande nasce la consapevolezza, dalle opinioni il confronto, dalla satira la risata e con un fondo di riflessione. 
Avevo messo questo post su un blog che gestisco: questo. Stamattina entro e lo trovo cancellato. Mi chiedo cosa diavolo ho combinato per cancellare da solo il blog. E tutti i post che avevo inserito, con il prezioso aiuto di amici che avevano reperito chicche di arte e di letteratura. Sparita ogni cosa. Pace mi dico, vado a cercare ancora tutto daccapo. Ci metterò del tempo. 
Riparto dal post che avevo caricato per ultimo perché ha dentro perplessità, opinioni, satira. Quei tre affari leciti e che è sempre giusto esprimere. 

Prequel

Ieri si è chiusa la prima iniziativa “letteraria” che si chiama Modus Legendi. L’intento era nobile: dare un segnale forte ai grandi editori che saturano il mercato con libri mediocri e far vedere che, se vogliono, i lettori possono condizionare la classifica dei titoli venduti, diventando agenti primi del mercato. Se agli editori indipendenti – che tante volte pubblicano lavori di qualità – restano le briciole, ben venga l’iniziativa. Infatti fra i titoli scelti ce n’erano cinque, proprio di indipendenti. 

Tutto bello, tutto scintillante e incentrato sul merito. Ma qualche domanda nasce spontanea, per fare della parafrasi. 


Domanda 1: chi ha scelto i cinque libri da votare? Se ci fossero state delle belle votazioni tra il pubblico partecipante la cosa avrebbe dovuto essere resa pubblica. Invece così non sembra essere stato. Perché? Se a scegliere fosse stato uno dei promotori del progetto, addio nobiltà. Come dire: il giocattolo è mio e lo gestisco come voglio io. Vi sottopongo i titoli che voglio io, e non vi spiego per quale motivo li ho scelti (dando fiato ai dietrologi). 

Domanda 2: l’iniziativa è partita dai creatori di Billy, il vizio di leggere, un gruppo “chiuso” di facebook. Un gruppo chiuso sa di salotto privato: se sei aperto al merito non devi essere chiuso, e se sei chiuso vuole dire che fai selezione a tuo piacimento, cioè ti comporti come i grandi editori che selezionano (spesso il peggio o gli amici degli amici) ed escludono gli altri. 

Domanda 3: ci sono decine di migliaia di like, di utenti che hanno visto la pagina e il progetto; il gruppo – quello “chiuso” – ha più di novemila iscritti, ma i voti non arrivano neppure a un terzo di essi. Perché? La scarsa partecipazione della gente non può essere all’origine del fatto, perché è risaputo che gli sponsor del concorso premono forte su molti partecipanti e simpatizzanti, dando impulsi a diffondere la cosa molte volte al giorno (che viene da chiedersi: fanno solo quello? Serve un tempo enorme per contattare novemila iscritti e dirgli anche solo singolarmente di votare e far girare). 

Domanda 4: le schede dei libri da votare non sono arrivate tutte assieme. Se vuoi mettere 5 libri in gara devi fornire le schede assieme, è il minimo, o crei due problemi. Il primo è dai già un indicazione orientativa a molti (infatti i primi due hanno un certo vantaggio); il secondo è che fai attendere del tempo e posticipi il voto dei più indecisi (che potrebbero anche restare a macerarsi nel dubbio). Quindi: perché non mettere subito tutte e 5 le schede online?

Domanda 5: come faranno, gli organizzatori, ad essere certi che coloro che hanno votato un libro e non ha vinto, andranno poi ad acquistare quell’altro, che magari non gli piaceva? E se non vanno ad acquistarlo, come fai ad influire sul mercato? Non era meglio (ed era certo meglio!) fare subito i trasparenti, ossia una bella scelta di tanti libri di editori indipendenti e, dopo la votazione collettiva, allargata a chi non fa parte del gruppo “chiuso” – ma al quale poi si chiede lo stesso di diffondere, votare, far votare e magari comprare –, dire “signori, questo è il libro di qualità scelto. Condizioniamo il mercato comprandolo in massa perché vale, perché è uno scopo nobile”? 

Domanda 6: in testa c’è stato fin da subito Il Posto, di Annie Ernaux, sulla cui opera la dott.ssa Lipperini ha detto ogni bene. Ci sono suoi interventi a sostegno già dall’aprile dell’anno scorso. E nulla di strano, se si tratta di un’opera davvero bella. Ma noi abbiamo letto tutte e cinque le opere e ci vuole un grosso impegno a dire che Il Posto è meglio del romanzo della Bucciarelli, mper non dire de Il Grande Animale, o Sul Soffitto! Se parli di qualità, allora Il Posto, gusti permettendo (ci mancherebbe) vale, in una scala da zero a dieci, sette, e gli ultimi due largamente sopra l’otto. Ma allora, correre ad acquistare in massa un libro che è grazioso ma non buonissimo che senso ha? Si può obiettare che l’iniziativa era diretta non al migliore ma a uno di qualità, ma se si parla di lettori forti è difficile che impegnino soldi in questi due aspetti: acquistare ancora un libro che magari hanno già (se sono forti e amano la qualità, la probabilità che non gli sia sfuggito è alta), acquistare un libro che non è effettivamente il migliore. 

Domanda 7: oggi si scopre di “anomalie nelle votazioni”. Anomalie di che tipo, scusate? Dico, c’è un software che il social gestisce, no? Uno dei due ideatori di Billy è – se non andiamo errati – un esperto di informatica, quindi come possono esserci “anomalie” nei voti? Uno dei libri in gara è stato addirittura retrocesso. Perché? Se c’è stata un’anomalia il meglio da fare, anche qui, è dirla in dettaglio, spiegarla. Ripetiamo: nessuna dietrologia, solo domande legittime, come legittimo è il dubbio che viene sempre dal buonsenso.
Attendiamo illuminazioni. 


Sequel

E la risposta arrivò: https://www.facebook.com/moduslegendi/posts/1564927227141041:0

Quindi io pensai di fare della satira, sicuro di non finire celebrato con la scritta Je Suis Fantasmidicarta, perché tanto da fantasmi si è già un bel niente. Pensai alla risposta pacata, signorile, roba da gentlemen. Fatta per raccogliere favori, like e una bella serie di pacche sulle spalle. Ma di illuminazioni neanche una. La luce della consapevolezza è lontana, un lumino pallido e forzato. Adesso, davvero sospetto. Infatti delle perplessità la risposta affronta solo l’ultima, che svela quanto il risultato originale fosse inviso agli organizzatori. Una volta di più infatti viene sottolineato con dovizia di numeri e l’arma potentissima del “pro bono” che il bot, o cosa per esso (iniziativa di sabotaggio da parte di terzi: e perché mai?), può essere arrivato ad alterare le cose. Sissignori, abbiamo letto bene: un misterioso sabotatore! Ma Modus Legendi era un evento a livello mondiale, che poteva muovere equilibri (economici? E perché no?, magari politici...) tali da far rischiare all’autore del sabotaggio una denuncia alla Polizia Postale? Ma su, per favore! E poi il bot arriva quel giorno lì, in quelle ore lì, in quello spazio minuscolo del web immenso? E proprio per dirimere la questione fra i finalisti? Non poteva arrivare prima? Magari cominciare a mettere un voto qui e uno là ogni tanto, così per sfuggire ai controlli? 
Ripetiamo: era una bella iniziativa all’inizio e a nostro parere lo sarebbe rimasta, se depurata dalle sette perplessità elencate. Bastava poco per dare a tutto quanto un’impronta più limpida. E il bot, allora? Torno alla satira e mi viene da pensare a... Wikibooks. Però è satira. Qua si è chiesto a un votante, uno che tanto per tornare a una delle domande rimaste senza risposta può avere espresso il suo parere nei due giorni finali (anche sollecitato dai post su Modus Legendi stesso, che invitavano ad esprimersi anche in extremis), di invalidare la sua preferenza in ragione di una votazione alla quale, stavolta, non può partecipare. Dicono infatti gli organizzatori che hanno sottoposto il parere ai billyni (i lettori di Billy), ma gli altri? Quanti, al di fuori di Billy, hanno preso parte all’iniziativa? Si è chiesto a loro o ci si è rivolti al proprio gruppo, all’interno del quale la risposta era prevedibile? Anvedi, che concetto di democrazia. Una lobby decide per tutti gli altri. In mezzo all’omelia ci sono persino le scuse a una casa editrice, tirata in mezzo a una discussione diffamante, dalla quale ci si protegge scrivendo che non si aveva niente contro quest’ultima. Bene, bravi, sette più. Tanto è andata com’è andata, indietro non si torna; tutti a comprare il vincitore (che non cambierà le classifiche) e nessuno pensa al danno che può subire l’editore da una diatriba del genere, specie se un gruppo “chiuso” – ma che mette i suoi post in una pagina pubblica aperta, visibile a migliaia di utenti – attacca in maniera quasi compatta una sola figura, che ha la sfortuna di essere in larga minoranza? Ebbene, il danno è enorme. Per fortuna la casa editrice risponde con un intervento che dimostra un grande buonsenso e tutto finisce lì. Tarallucci, vino, alla prossima avventura. Speriamo senza sabotatori, bot, ctz e btp, l’uomo nero, Mormò, Jason Voorhees, Freddy Krueger o il Babau.